Un materiale che ha tutte le carte in regola per essere impiegato nel packaging nei settori merceologici più prevedibili come l’alimentare, il documentale e l’e-commerce ma anche in ambiti più strettamente industriali come la meccanica, l’automotive, le moto, l’aerospaziale, dove sempre più spesso può sostituirsi al legno. A patto che…
Con un passato illustre legato alla famosa “valigia”, da sempre sinonimo e contenitore di speranza, di sogni, di voglia di migliorarsi, di spirito di avventura e di viaggio, di opportunità, il cartone si candida, fatalmente in un momento in cui dominano i medesimi slanci, bisogni, aspettative, per un ruolo da protagonista nel settore dell’imballaggio industriale, date le sue caratteristiche distintive, sia in termini di tradizione sia di innovazione. Una visione sistemica e integrata della filiera (supply chain) nel suo complesso, che si propone di essere sempre più lean ed agile, non può, infatti, prescindere dalla consapevolezza e dal presidio anche di questa area di attività, foriera di possibili vincoli piuttosto che di significativi benefici.
L’imballo o imballaggio, regolamentato in modo stringente dalla normativa italiana ed estera, è definito come il prodotto, ottenuto da materiali diversi e complementari e dai loro derivati quali il legno, la carta, il cartone, l’alluminio, le plastiche, le bioplastiche, il vetro, il polietilene, il polipropilene, le schiume, il polistirolo, …, che viene ideato ed utilizzato per il contenimento, la protezione, la conservazione, la manipolazione, il trasferimento, la esposizione delle merci, a qualsiasi settore esse appartengano (Industry, Automotive, Health-Care, FMCG, IT, Fashion). Dopo la sua nascita verso la fine del Settecento, si è assistito a una rapida evoluzione dal punto di vista delle prestazioni, dell’attenzione agli aspetti correlati alla ecologia ed alla sostenibilità ambientale (compostaggio e biodegradazione), della sua capacità di contribuire a valorizzare e a garantire una propria identità agli oggetti in esso contenuti, fino a farne parte integrante.
Spesso per riferirsi all’imballaggio si utilizza il termine inglese “packaging” che amplia il concetto da una interpretazione puramente materiale ad una più immateriale, integrata e sinergica con il processo produttivo ed estetico.
In Italia gli imballaggi vengono solitamente classificati in tre tipologie funzionali: l’imballo primario predisposto per la vendita, l’imballo secondario multiplo, l’imballo terziario necessario per il trasporto.
L’imballaggio primario è il primo contenitore del singolo prodotto (es. la bottiglia, la lattina, la scatola, il vasetto, il tubetto, la bomboletta, …). L’imballaggio secondario è concepito per raggruppare più unità in modo da facilitarne la gestione e può essere rimosso senza alterarne le caratteristiche tecniche. L’imballaggio terziario è utilizzato per movimentare un certo numero di articoli di vendita oppure di imballaggi multipli.
C’è cartone e cartone
Tra i materiali più comuni, robusti, versatili, attuali, utilizzati, riciclabili e biodegradabili al 100%, c’è sicuramente il cartone ondulato, dal fascino antico e di diretta derivazione della carta. Le sue origini risalgono alla Cina del XV secolo e già agli inizi del 1800 in Inghilterra furono vendute le prime scatole di cartone commerciali. In Italia ne vengono prodotti oggi quasi 6 miliardi di mq. ogni anno, per un totale di oltre 10 miliardi di scatole.
Una filiera all’interno della quale intervengono con specifici ruoli e responsabilità produttori, ondulatori, trasformatori, adattatori, rivenditori. Nella sua struttura più semplice il cartone ondulato è costituito da due superfici di carta chiamate copertine che racchiudono una carta ondulata detta onda. I vari elementi vengono fra loro accoppiati mediante dei collanti sempre più spesso naturali e derivati da amidi di mais, frumento o fecola.
Ci sono principalmente il cartone ad una sola onda, detto anche cartone semplice, costituito da due copertine piane ed un’onda interna ed il cartone a più onde, costituito appunto da più copertine piane e superfici ondulate.
È l’azione combinata delle copertine con l’onda interna che conferisce rigidità, resistenza e robustezza al prodotto nel suo insieme e ne determina l’efficacia nel confezionamento e nel trasporto delle merci.
Premesso il necessario consumo di acqua ed energia elettrica, il suo riutilizzo permette non solo un notevole risparmio economico ma garantisce anche il rispetto dell’ambiente riducendo notevolmente il volume dei rifiuti che giungono fino alle discariche. In generale, a meno di usi particolari come per esempio quello alimentare strettamente regolamentato (Decreto Ministeriale del 21 marzo 1973 e successive modifiche), circa l’80% della fibra impiegata per la produzione deriva da materiale di riciclo chiamato macero e solo il 20% è vergine proveniente da foreste, comunque gestite con una sempre maggiore attenzione e secondo moderni criteri di sostenibilità ambientale.
Per garantire lo standard prestazionale il ricorso a quest’ultima è comunque parzialmente necessario in quanto nel caso di riutilizzo le fibre di cellulosa tendono a perdere progressivamente le caratteristiche originarie.
Il confine tra carta e cartone è convenzionalmente posto a 224 g/m² con uno spessore di almeno 175 μm e le sue proprietà meccaniche e ottiche sono specificate da standard ISO. Le caratteristiche del cartone ondulato sono strettamente correlate a quelle delle singole carte che lo compongono e che appartengono a due macro categorie: le carte da copertina e le carte per ondulazione.
Più dialogo fra gli attori della filiera
Sono molte le organizzazioni che a vario titolo sono impegnate nell’opera di regolamentazione e di sensibilizzazione del contesto come ad esempio il Consorzio Italiano Scatolifici, il GIFCO (Gruppo Italiani Fabbricanti Cartone Ondulato), RESY (garanzia riciclo degli imballi da trasporto a base cellulosica), CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), COMIECO (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), COREPLA (Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica). Nel difficile contesto socio – economico attuale in cui si collocano le piccole e medie imprese, la attenzione per le politiche per la qualità e l’innovazione e il loro riflesso sulle opportunità di differenziazione, gli approcci lean e le nuove soluzioni che riguardano un miglioramento dell’efficienza dei processi organizzativi e gestionali, una filosofia improntata al risparmio ed alla eliminazione degli sprechi, anche con riferimento a questa voce di spesa, risultano essere degli strumenti essenziali per il successo competitivo aziendale. Dalla approfondita conoscenza del mercato di riferimento, dal quotidiano impegno operativo e commerciale ed in particolare da una analisi effettuata su campioni rappresentativi delle aziende di produzione industriale, emerge che una percentuale molto importante di queste ultime dimostra un grado elevato di competenza e specializzazione nelle attività di produzione e vendita dei propri prodotti ma non altrettanta attenzione in fasi che seguono il fine linea come il confezionamento che sono sempre più strategiche e propedeutiche per una corretta impostazione e gestione integrata della supply chain (logistica, trasporto, spedizioni terrestri/marittime/aeree/intermodali), distribuzione), sia a livello di singola azienda sia di filiera e sistema nel suo complesso.
L’esperienza e gli studi sul campo confermano grandi inefficienze complessive che impattano in modo sorprendente a livello di aggravio di costi e di limitato livello di servizio erogato. In moltissimi casi è dimostrato e dimostrabile che, grazie ad una gestione più accurata ed alla definizione, oggi gestibile attraverso specifici software e strumenti tecnologici di simulazione, di imballi più adeguati per caratteristiche dei materiali utilizzati, forme, dimensioni, si possono garantire dei risparmi superiori al 30% dei costi unitari ma soprattutto straordinari, diffusi e sinergici benefici. Condizioni preventive sono chiaramente l’eliminazione a monte di eventuali vincoli ed imposizioni e la disponibilità ed apertura al dialogo ed al confronto tra i fornitori e gli utilizzatori in modo da poter contare su una visione più ampia e di conoscere tutti gli elementi che possono consentire di realizzare le soluzioni più efficaci. Sia con riferimento ai settori merceologici più prevedibili come per esempio l’alimentare che ad altri quali l’industria in genere, la meccanica, l’automotive, le moto, .l’aerospaziale, che vedono sempre più spesso il cartone sostituirsi al legno.