Le frequenti discontinuità di mercato e i rapidi mutamenti dei luoghi di produzione, gestione, consumo e dei conseguenti flussi che caratterizzano l’economia globale richiedono uno sforzo culturale per ridefinire la figura del logistico, riposizionando il suo ruolo specifico all’interno della catena del valore.
Lo spedizioniere internazionale, questo incompreso.
Vi sono molteplici definizioni di Logistica, diverse per interpretazione ed ampiezza di visione di questa area di attività. La Associazione Italiana di Logistica (AILOG) la descrive per esempio come “l’insieme delle attività organizzative, gestionali e strategiche che governano nell’azienda i flussi di materiali e delle relative informazioni dai luoghi di origine presso i fornitori fino alla consegna dei prodotti finiti ai clienti ed al servizio post-vendita”. Il termine Logistica risale ai tempi antichi e viene associato al settore militare, riferendolo a tutte quelle attività volte ad assicurare agli eserciti il supporto necessario per operare in condizioni di efficacia ed efficienza. È successivamente alla seconda guerra mondiale che questo concetto comincia ad essere utilizzato anche in altri contesti come quello economico ed industriale. La Society of Logistics Engineers (Sole) ha esplicitato una declinazione del termine Logistica in specifici ambiti di intervento (vedi box).
Una storia in evoluzione
Nell’ambito della gestione d’impresa, quando si parla di Logistica si fa riferimento al concetto più generale di Logistica industriale ma anche gli altri concetti sono nel tempo diventati di uso comune e sempre più frequente. Negli anni Cinquanta e Sessanta con il termine Logistica si intendeva soprattutto la distribuzione del prodotto finito (la cosiddetta “Logistica distributiva o di distribuzione”) ed il suo ruolo era assegnato all’organizzazione ed alla gestione operativa dei magazzini e dei trasporti in genere. A cominciare dagli anni Settanta si è iniziato a riscontrare una progressiva evoluzione, conseguenza della crescente attenzione alla continua ricerca di miglioramenti, attraverso interventi di razionalizzazione ed ottimizzazione dei diversi segmenti del ciclo distributivo. A partire dagli anni Ottanta, in seguito alla introduzione nelle aziende di nuove logiche gestionali, quali il Materials Requirements Planning (MRP), o il Just in time (JIT), il focus si è spostato rapidamente sulla gestione dei materiali; si è iniziato ad utilizzare il termine “Logistica dei materiali”, “gestione dei materiali”, “material management”, per indicare il governo di tutte le attività volte ad assicurare la corretta acquisizione, movimentazione e gestione dei materiali al fine di garantire il costante e tempestivo rifornimento degli stessi alle linee di produzione ed agli altri enti utilizzatori. Da lì, uno slancio crescente volto alla trasformazione della Logistica da insieme di attività operative a sistema interconnesso ed interfunzionale che si pone come mezzo per il raggiungimento di sempre più elevati livelli prestazionali (KPI). Si è diffuso il concetto di “Logistica integrata”, sintetizzato in modo preciso nella definizione proposta dal Council of Logistics Management nel 1986, secondo cui essa rappresenta il processo per mezzo del quale pianificare, attuare e controllare il flusso delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti, dei relativi flussi di informazioni, dal luogo di origine al luogo di consumo, in modo da renderlo il più possibile efficiente e conforme alle esigenze dei clienti. L’ultimo stadio del percorso ha condotto alla nascita del concetto di gestione della catena degli approvvigionamenti e della distribuzione (“Supply Chain e Value Chain Management”), caratterizzato dalla presa di coscienza da parte delle aziende che la fluidità, la agilità ed il miglioramento nella gestione dei flussi all’interno della catena logistica non possono prescindere dal propositivo coinvolgimento di tutti gli attori, anche esterni. La Logistica assume così un ruolo sempre più pervasivo e baricentrico ed il suo obiettivo diventa sostanzialmente quello di governare tutte le fasi del processo produttivo, interne ed esterne all’azienda, secondo una visione sistemica. Un nuovo approccio di management secondo il quale la singola azienda diventa parte di una rete di entità organizzative che integrano i propri processi di business per fornire prodotti, servizi ed informazioni che generano un valore aggiunto per il consumatore. Il passaggio della Logistica da funzione sussidiaria a ruolo strategico si è accompagnato in molte aziende ad una propensione a dare evidenza alla specifica area, ad elevarla gerarchicamente, ad avvalersi di partners professionali ai quali esternalizzare quelle attività così importanti e non facenti parte del “core business” aziendale, con lo scopo di variabilizzare e minimizzare i costi ed assicurare maggiore flessibilità alla struttura produttiva. La grande vastità e complessità delle discipline legate alla Logistica così estesa ed interpretata ha stimolato l’interesse degli ambienti politico – istituzionali ed accademici e fatto nascere dei corsi formativi, universitari e post – universitari specifici come l’ingegneria logistica e della produzione.
Parole nuove per ruoli consolidati
Ciò che sorprende o quantomeno fa Management 35 riflettere in questo percorso sono due fenomeni. Il primo la proliferazione, la ridondanza e spesso l’abuso di categorie sempre nuove a scapito di quelle già esistenti, più consolidate e rappresentative di ruoli, sponsabilità, competenze specifiche all’interno di una filiera spesso non così in dettaglio conosciuta ai più. Parole come Strategic Contract Logistic Provider, Fourth Part Logistics (4PL), Thirt Part Logistics (3PL), Leading Provider, Managing Vendor, General Contractor che, originando in mercati esteri più evoluti quali gli USA, l’Inghilterra ed il Giappone, cercano di inglobare e superare professionalità e mestieri tra loro complementari ma, almeno nel nostro Paese, storicamente radicati, acquisiti e molto diversi nella loro definizione ed addirittura stringente regolamentazione normativa: spedizionieri internazionali, vettori (terrestri, marittimi, aerei, intermodali, multimodali), spedizionieri doganali, consolidatori, agenzie, operatori di magazzino, terminalisti, infrastrutture, imballatori, smontatori e montatori, assicuratori, informatici, etc.
Il secondo il fatto che le università e le scuole di direzione e formazione abbiano finora focalizzato le proprie attenzioni, in via quasi esclusiva, sugli aspetti più “hard” e statici del sistema, sicuramente importanti ma funzionali, come il magazzino, le strutture, i mezzi, i sistemi informatici, etc., a scapito di quelli più “soft” e dinamici quali l’esperienza, la competenza, le relazioni necessarie ad abilitare e governare variabili operative, commerciali, gestionali, industriali, merceologiche, geografiche, di servizio, documentali, doganali, linguistiche, socio-culturali, giuridiche, economico-finanziarie, fiscali, informatiche, etc., caratteristici dello spedizioniere internazionale (art. 1737-1741 del Codice Civile), da sempre considerato la figura centrale, il regista e l’architetto delle soluzioni in ambito logistica, trasporto, spedizioni ed anche oggi, più che mai attuale e vero e proprio facilitatore ed acceleratore di business.
Un approccio decisamente in controtendenza nell’era cosiddetta dei servizi e dell’accesso ai network, in una economia globale caratterizzata da frequenti discontinuità di mercato e rapidi mutamenti dei luoghi di produzione, gestione, consumo e dei conseguenti flussi, che privilegia necessariamente “know-how”, “soft skills”, “intangibles”, “knowledge assets” e trasversalità. Da qui l’invito a fare tutti insieme un nuovo sforzo culturale e coordinato a garanzia e salvaguardia di una maggiore consapevolezza e riqualificazione del contesto, del corretto riposizionamento del ruolo specifico all’interno della catena del valore, della continuità e della crescita professionale. A maggior ragione in una fase in cui l’efficacia e l’efficienza complessiva vanno perseguiti attraverso degli approcci selettivi e degli affidamenti di servizio mirati che premiano la specificità e la specializzazione e che consentono di evitare inutili generalizzazioni, sovrapposizioni e costi di interfaccia.
Il Giornale della Logistica – Marco Zanolli